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Mi chiamo Ivano, sono un agronomo zootecnico ed ormai, da quasi quaranta anni, a vario titolo, sono vicino al mondo dei pappagalli. L'idea di dare vita ad un nuovo blog, è dovuta alla mia iscrizione in molti gruppi di Facebook dedicati a questo hobby. In tutto ciò che viene scritto e che ho letto, ho sempre riscontrato una scarsa, se non addirittura assente, propensione ad una informazione più tecnica riguardante il mantenimento ed il benessere di questi uccelli tenuti in cattività come animali da compagnia.
Presentazione
La "saggezza convenzionale"
Credo si possa affermare che ciò che molti appassionati scrivono, è ancora ancorato a vecchi stereotipi ormai superati. Molti pappagalli sono costretti a trascorrere la maggior parte della vita nella loro gabbia, hanno la possibilità di uscire per poco tempo ogni giorno, abbiamo tolto loro la libertà impedendogli di fare delle scelte indispensabili per un equilibrio fisico e mentale. Spesso li abituiamo a nutrirsi esclusivamente di semi senza offrire ne varietà ne la possibilità di “foraggiamento”. Se tenessimo altri animali da compagnia, come il cane, in situazioni analoghe, saremmo accusati di maltrattamento. Purtroppo queste pratiche sono ancora nella normalità nel mondo dei pappagalli e solo ultimamente, con l'avvento dei social, cominciano ad essere messe in discussione. E' come avessimo l'inettitudine di giudicare questo nostro comportamento negativo e inappropriato, solo perché si è sempre fatto così. Ho imparato a definire questo fenomeno comportamentale come “saggezza convenzionale”, cioè un'insieme di convinzioni comode e convenienti per i proprietari, al punto di resistere a fatti oggettivi che le mettano in discussione. Credo sia capitato a tutti di avere una convinzione e di diventare automaticamente “negazionista” nei confronti di qualsiasi informazione diversa o contraria. Ne abbiamo avuto un classico esempio nel periodo pandemico nei confronti dei vaccini. La nostra saggezza convenzionale, quando si tratta dei nostri pappagalli, risulta essere solo dannosa.
Lo scopo
L'obiettivo di questo lavoro, non è quello di insegnare qualche cosa di nuovo, lo scopo è di divulgare informazioni supportate da studi, con relativa bibliografia, ad opera di ricercatori ed esperti del settore. E' un blog per tutti ma rivolto a chi cerca informazioni un po' più tecniche di quelle già disponibili in “rete”. Chiaramente, riportando relazioni scritte da ricercatori e non, non mi ritengo responsabile di quanto viene affermato. Se avete dubbi, perplessità od altro, chiedete sempre e solo al vostro veterinario aviario di fiducia. Trattandosi per la maggior parte di materiale anglosassone, ha dovuto giocoforza subirne la traduzione non sempre facile.
Il sunto, o la pubblicazione integrale di quanto leggerete, è stato preventivamente autorizzato dagli autori o dagli enti che a loro volta hanno diffuso il materiale. Qualora, nonostante le autorizzazioni ricevute, qualcuno ritenesse violata la proprietà intellettuale, è pregato di contattarmi per l'eventuale rimozione. Laddove non fosse riportata la fonte, è da considerarsi esperienza o considerazione personale quindi soggetta all'opinabilità del lettore.
Ma perché acquistiamo un pappagallo?
Ora, prima di iniziare la pubblicazione del materiale che ho raccolto, vorrei esprimere il mio pensiero, chiaramente opinabile e sicuramente non condiviso da tutti, formatosi da esperienze personali, sul perché acquistiamo pappagalli. Nella mia vita lavorativa, parallelamente alla professione principale, per parecchi anni, a cavallo degli anni 80/90, sono stato il titolare di un negozio di animali, allora si chiamavano così, oggi son i pet shoop. In questo periodo, ho avuto la possibilità di ospitare e di vendere un numero considerevole di pappagalli delle varie specie allora disponibili sul mercato. Prima dell'iscrizione ai vari gruppi, avvenuta nel periodo pandemico, credevo che la situazione, sotto il profilo culturale, nell'ambito dei psittacidi fosse notevolmente migliorata; purtroppo, nonostante la possibilità che oggi abbiamo di accedere molto più facilmente alle informazioni, ciò non è avvenuto. Queste esperienze mi portano ad affermare che come allora, anche oggi l'acquisto di un pappagallo, nella maggioranza dei casi, è un acquisto d'impulso. Adottiamo i pappagalli per soddisfare i nostri bisogni emotivi. Purtroppo questo succede per la maggior parte degli acquisti di animali da compagnia. Portiamo a casa questi essere viventi senza una preventiva ed adeguata informazione sulle loro esigenze, sui loro bisogni sul modo di accudirli. Quante volte abbiamo letto domande su cosa dare da mangiare o su quale deve essere la grandezza della gabbia quando già l'uccello era con noi. Il risultato è che una buona parte di questi animali, non ha ne vite sane ne felici. Se molti sono ben curati, la maggior parte vive in situazioni in cui i loro bisogni non vengono adeguatamente soddisfatti.
Aspettative disattese
Sono animali seducenti, senzienti, siamo portati a pensare che la loro vita sociale sia simile alla nostra e che quindi dovrebbero essere in grado di sviluppare una interazione tale da poter partecipare alle relazioni in modo profondo se non addirittura intimo. La maggior parte di noi raggiunge l'età adulta con una notevole quantità di bisogni emotivi insoddisfatti, ci illudiamo che questi animali possano riempire questi vuoti, ricerchiamo in loro ciò che non siamo riusciti a trovare altrove. Non e un caso che molti proprietari descrivono il loro pappagallo come un'anima gemella, senza la quale non potrebbero vivere.
Acquistiamo pappagalli con una serie di aspettative che per lo più vengono disattese, dimentichiamo che sono e rimangono “animali selvaggi” che necessitano di una “educazione” appropriata. Sono tranquilli per un primo periodo, poi improvvisamente ci beccano con violenza, urlano, diventano intrattabili e noi ne rimaniamo delusi e impauriti, alcuni proprietari arrivano a sentirsi vittime dei comportamenti del proprio uccello. Giustifichiamo questi fatti, affermando convintamente che il nostro pappagallo è “psicopatico”, che è “bipolare” che non ha avuto un imprintig corretto, che non ha avuto uno svezzamento condiviso, il più delle volte non conoscendo gli aspetti etologici di questa pratica, e che la colpa è della scarsa professionalità dell'allevatore. Forse, ciò che dovremmo chiederci, è se abbiamo preso le giuste informazioni prima di deciderne l'acquisto, e se noi stiamo facendo correttamente ciò che andrebbe fatto. Hanno una vasta gamma di bisogni fisici, “intellettuali” ed emotivi, dovremmo capire che ci sono fondamentali differenze tra i nostri e i loro bisogni. I pappagalli non si possono considerare animali addomesticati alla stregua di cani o gatti che da millenni condividono la nostra storia, il fatto di definirli erroneamente domestici, è solo perché vivono una sorta di costrizione all'interno delle nostre abitazioni.
La loro vita si concentra essenzialmente sulla soddisfazione quotidiana dei loro bisogni, fisici e di sopravvivenza come fanno i loro fratelli selvatici, questo avviene in larga parte per istinto. Vivono, mangiano, volano e si riproducono con la consapevolezza istintiva che l'ambiente che li ospita ha la capacità di donare vita o dare morte ogni giorno ed in ogni momento. Ricordo perfettamente che alcuni clienti, ma lo leggo tutt'oggi nei gruppi, dopo alcuni mesi venivano a dirmi compiaciuti che il pappagallo era diventato il loro “compagno di vita”, il loro “amore”. Queste espressioni mi facevano piacere sotto un aspetto professionale e commerciale, ma nel contempo mi hanno sempre enormemente spaventato. Ho sempre ritenuto e tuttora ritengo che queste affermazioni non possono essere applicate a specie non addomesticate e relativamente nuove in cattività, ritengo che i pappagalli non siano specificatamente adatti a questi ruoli. Non a caso, dopo alcuni mesi/ anni, ho dovuto preoccuparmi del ricollocamento di non pochi di questi animali.
Sentimentalizzazione e resposabilità
Se vogliamo tentare di raggiungere un piccolo successo con i pappagalli in cattività e trarne da questo piccole soddisfazioni, dobbiamo renderci conto ed accettare, che porre su di loro aspettative di relazione, è pura follia. Non dobbiamo “sentimentalizzarli”, dobbiamo solo sentirci ed essere responsabili del soddisfacimento dei loro bisogni: la necessità di un luogo di stabulazione adatto alla specie, la necessità di una dieta appropriata e di alta qualità che assicuri una salute ottimale, la necessità di procurarsi il cibo (foraging), la necessità di essere occupati distruggendo le cose con i loro becchi, la necessità di interazione sociale con propri simili, la necessità di fare il bagno, la necessità di esercitare il volo, la necessità di un adeguato riposo, il bisogno di sicurezza, il bisogno di aria fresca e di sole, il bisogno di cure mediche all'occorrenza e il bisogno di imparare cose nuove. Tutte queste necessità dovrebbero essere soddisfatte per dare loro un grado di benessere accettabile ed una qualità di vita adeguata. Purtroppo tutto ciò non è ne facile ne sempre possibile.
Ecco perché anch'io, pur ospitando pappagalli, vivo una continua contraddizione in quanto sono convinto che non dovremmo averli, non appartengono al “nostro mondo”.
Il blog
Tornando a questo lavoro, alcune parti potranno sembrarvi non pertinenti, noiose o superflue, ma se avrete la pazienza di leggere tutto con un minimo di attenzione, vi renderete conto che numerose informazioni che potrebbero sembrarvi inutili nella gestione quotidiana del vostro animale, vi aiuteranno ad interpretare e a capire maggiormente alcuni meccanismi biologici che vi saranno utili per trovare risposte a molti quesiti.
Questo compendio non è ne un saggio di scienze ne di veterinaria, non vuole e non può in ogni modo sostituirsi a specifici professionisti del settore che non mi stancherò mai di consigliare per qualsiasi dubbio abbiate.
E' solo una rassegna, con relativa bibliografia, di una piccola parte di studi ed esperienze sui pappagalli. Alcune spiegazioni tecniche sono state il più possibile semplificate, al punto di essere forse, in alcune parti, volutamente imprecise al fine di renderle più comprensibili ai meno “avvezzi” a terminologie scientifiche. Non me ne vogliano eventuali veterinari che si dovessero imbattere e leggere questo lavoro. Capisco che i numeri possono essere noiosi ma è mia convinzione che, se possedete uccelli in buona salute, applicando semplici regole che saranno descritte, sarete anche in grado di realizzare autonomamente “piani dietetici “ appropriati senza la necessità di costose consulenze.
Buona lettura.