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ATEROSCLEROSI
Sono stati eseguiti molti studi sull'aterosclerosi negli uccelli domestici, nelle ricerche sono stati utilizzati polli, quaglie giapponesi e piccioni, evidenziando la suscettibilità di questi animali alla malattia, sia spontanea che indotta dalla dieta. Pur essendo limitata ad alcune specie di volatili, mentre è praticamente inesistente in altre, sembra essere più diffusa e più grave tra gli uccelli rispetto a qualsiasi specie di mammiferi, ad eccezione dell'uomo. Uno degli ordini di uccelli esotici sensibili all'aterosclerosi, è quello degli psittaciformi, è una malattia comune in tutte le specie di pappagalli, ma soprattutto riscontrabile nei cenerini e nelle amazzoni.
L'età e la specie sono fattori determinanti, si manifesta negli uccelli più anziani, sia nelle femmine che nei maschi. È stato dimostrato statisticamente che il sesso femminile è maggiormente a rischio. Gli uccelli femmine, in situazione riproduttiva, hanno generalmente livelli più elevati oltre che di calcio, di colesterolo, di trigliceridi e di lipoproteine, i quali determinano maggiore predisposizione. Limitazioni nella conoscenza e nei segni clinici, raramente visibili ed identificabili, rendono l'aterosclerosi difficile da diagnosticare ante mortem, che pertanto è per lo più un reperto inaspettato della necroscopia.
Cos'è l'aterosclerosi:
Arteriosclerosi è il termine generale con il quale si identificano tutte le forme di indurimento, ispessimento e perdita di elasticità della parete arteriosa. Esistono diversi tipi di arteriosclerosi: l'aterosclerosi, l'arteriolosclerosi e la sclerosi calcifica di Mönckeberg. I nostri pappagalli sono colpiti dal primo tipo. Il termine aterosclerosi deriva dalle parole greche athero (pappa o farinata) e sclerosis (durezza). Oggi si ritiene che l'aterosclerosi sia una malattia infiammatoria, risultato di un lungo periodo di infiammazione cronica, in cui la parete dell'arteria, e nello specifico la tunica intima (strato più interno della parete vasale), è ispessita da l'accumulo di lipidi e dallo sviluppo di tessuto fibroso (7,54). La patogenesi (meccanismo secondo cui si instaura un processo morboso che porta allo sviluppo di una malattia) comporta la deposizione di sostanze grasse, colesterolo, prodotti di scarto cellulari, calcio e altre sostanze nell'intima. Queste “strie grasse” possono progredire in placche fibrose e lesioni tra la tunica intima e la lamina elastica interna del sistema vascolare, riducendo il diametro del nucleo del vaso e aumentandone lo spessore della parete. Il restringimento del lume di un'arteria, comporta la diminuzione del flusso sanguigno attraverso la medesima, riducendo l'apporto di ossigeno. Questo può portare a ischemia (mancanza del necessario apporto di sangue e conseguentemente di ossigeno in organi o tessuti) nell'area che riceve il sangue dall'arteria. Le lesioni possono inoltre portare a emorragia o all'occlusione completa di un vaso (54). Le lesioni che causano segni clinici sono lesioni avanzate che di solito sono localizzate nell'aorta e nelle arterie che riforniscono il cuore, il cervello e gli arti inferiori. Possono essere colpiti, i grossi vasi e i vasi periferici di tutte le dimensioni. Nei casi più gravi può verificarsi la mineralizzazione (o calcificazione ectopica) dell'arteria. Si suppone che il tipo di grasso alimentare consumato, probabilmente influisca sullo sviluppo dell'aterosclerosi in misura maggiore rispetto alla quantità totale di lipidi.
Studi sull'aterosclerosi dei pappagalli:
Nel gruppo dei Psittaciformi l'aterosclerosi è raramente riscontrabile nei soggetti più piccoli, ma è molto comune nei più grandi (17). Come abbiamo detto, molte ricerche sono state condotte sull'aterosclerosi negli uccelli domestici, ma minori informazioni sono disponibili sull'insorgenza negli uccelli selvatici in cattività, i pappagalli sembrano essere particolarmente sensibili alla malattia. Già all'inizio del XX secolo, sono state descritte altera
zioni nelle arterie dei pappagalli che assomigliavano molto all'aterosclerosi nell'uomo (22).
Di seguito le incidenze riportate in letteratura di alcuni studi effettuati negli anni da diversi autori:
Autore Specie incidenza %*
Bavelaar e Beynen (2) Amazzone 78,4 (40 su 51)
Cenerino 92,4 (97 su 105)
Ara 77,8 (7 su 9)
Cacatua 71,4 (15 su 21)
Eclectus 50,0 (4 su 8)
Bohorquez e Stout (8) Ara 100,0 (1 su 1)
Amazzone 66,7 (2 su 3)
Griner (20) Cacatua 8,3 (5 su 60)
Platicerini 2,1 (7 su 340)
Lorini 1,3 (5 su 387)
Psittacini 9,6 (11 su 115)
Griinberg (22) Psittaciformes 29,9 (29 su 97)
Kempeneers (32) Amazzone 9,9 (15 su 152)
Cenerino 12,6 (19 su 151)
Ara 2,2 (1 su 45)
Cacatua 0,0 (0 su 46)
* tra parentesi il numero di animali risultati positivi su quelli indagati
Griner (20) ha esaminato i risultati di necropsi in un periodo di 14 anni presso lo zoo di San Diego. Ha riscontrato una incidenza di aterosclerosi del 9,6% negli Psittacini, 5,0% negli Ara e 8,3% nei Cacatua. Johnson (31), in un'indagine retrospettiva dal 1981 al 1992 , ha esaminato i risultati di 12.072 autopsie eseguite su uccelli rilevando l'aterosclerosi in 53 uccelli, 42 dei quali erano pappagalli. Poiché non è stato fornito il numero totale di pappagalli esaminati, non è stato possibile determinare l'incidenza.
L'aterosclerosi è stata riscontrata in 18 Amazzoni, 7 Cacatua, 3 Cenerini, 3 Ara, 2 Conuri, 3 Eclectus e 6 non identificati. Altre numerose osservazioni sono state fatte nel corso degli anni confermando che le specie più suscettibili sono risultate essere i pappagalli grigi africani, con un'incidenza di aterosclerosi grave del 24,8%, e gli Amazzoni, con un'incidenza del 15,7%. Non è stata osservata alcuna grave aterosclerosi nei pappagalli Ara e Eclectus. Il sesso non era correlato all'insorgenza dell'aterosclerosi, ma l'età sì. Al di sotto di 1 anno di età non è stata riscontrata alcuna formazione di placche. Tuttavia, nella fascia di età compresa tra 1 e 5 anni queste erano presenti. La gravità e l'incidenza dell'aterosclerosi aumentano ulteriormente con l'età. Come si può notare esistono notevoli diversità tra le incidenza riportate dai vari autori, alle quali si possono dare diverse spiegazioni. Innanzitutto i pappagalli esaminati, per quanto riguarda le abitudini alimentari e abitative, provenivano da popolazioni diverse. Alcuni giungevano da giardini zoologici, mentre altri erano stati allevati come animali domestici. I rapporti coprono un arco di tempo che va dal 1933 al 2001. Nel corso di questi anni, le pratiche di allevamento e di alimentazione sono notevolmente cambiate, influenzando probabilmente l'incidenza dell'aterosclerosi. Inoltre, i criteri utilizzati per diagnosticarla erano diversi. La maggior parte degli autori ha valutato l'aterosclerosi in modo macroscopico utilizzando la colorazione con Sudan III e IV(questo metodo colora i depositi di grasso nella parete dell'arteria), altri hanno usato l'evidenza microscopica. Tuttavia, non tutti hanno specificato i criteri utilizzati per determinare la presenza della malattia. Inoltre, in alcuni studi i pappagalli sono stati esaminati solo per verificare la presenza di aterosclerosi, mentre in altri studi non è stata prestata particolare attenzione a questa patologia, ma solo alla causa della morte. Altro fattore che può avere influito sul risultato è che non tutte le autopsie sono state eseguite dalle stesse persone.
In conclusione, a causa delle differenze nelle procedure sperimentali e nelle popolazioni studiate, i dati raccolti non danno una esatta indicazione statistica, rimane comunque chiaro che l'aterosclerosi è comune tra i pappagalli e che l'incidenza è correlata alla specie e all'età. Gli autori hanno affermato che nei pappagalli le grandi arterie elastiche e muscolari sono quelle più comunemente coinvolte e più gravemente colpite. Inoltre, hanno riscontrato che le arterie coronarie e altre arterie cardiache sono interessate, ma non in modo così generalizzato e comune come negli esseri umani, e che l'aterosclerosi dei vasi cranici è rara.
Si può concludere che in genere i pappagalli presentano una forma centrale di aterosclerosi, limitata principalmente alla parte toracica dell'aorta e alle arterie brachiocefaliche (arterie che hanno origine dal tronco brachiocefalico). In singoli soggetti, si possono riscontrare lesioni in una gamma più ampia di arterie.
Segni clinici e diagnosi:
Sulla base della distribuzione delle lesioni osservate, ci si aspetterebbe che i segni legati all'aterosclerosi fossero correlati a una riduzione generalizzata della perfusione (flusso) periferica e a un graduale aumento del carico di lavoro cardiaco (31). Purtroppo, solitamente i pappagalli non manifestano segni clinici di aterosclerosi, e quindi la morte improvvisa, è considerato il segno più comune. Altro fattore che determina la difficoltà nel vedere questi segni, è legato alla stabulazione. Poiché sono per lo più confinati in gabbie e fanno poco esercizio fisico, si ritiene possano essere asintomatici sino a quando non sono sottoposti a forti stress o fino a quando non si verifica uno scompenso fatale (31). Pertanto non è chiaro quanto impatto abbia la presenza di aterosclerosi sull'uccello. A fronte di tutto ciò si può affermare che la diagnosi in animali vivi è molto difficile. Un ulteriore problema nell'individuare la malattia, è che spesso gli animali soffrono di altre condizioni oltre alla sola aterosclerosi. Kempeneers (32) ha riportato che solo nel 50% delle autopsie positive all'aterosclerosi questa era l'unica patologia riscontrata. Dorrestein (14) ha descritto che in molti casi altre malattie, come nefrite e polmonite, erano presenti in combinazione con l'aterosclerosi. La presenza di altre patologie aumenta la facilità di non essere individuata. Tutti gli autori concordano sul fatto che, quando un pappagallo presenta sintomi di dispnea (difficoltà respiratoria che può essere temporanea o cronica. Ovvero, difficoltà nello scambio di gas che si deve realizzare a livello dei polmoni tra il sangue presente nei capillari e l'aria presente negli alveoli), atassia (condizione per cui è compromesso il controllo dei muscoli durante movimenti volontari come il volo), letargia (grave affaticamento e mancanza di energia), dimagrimento, segni neurologici (inclusa attività convulsiva), crolli improvvisi, paresi degli arti posteriori, difficoltà respiratoria e intolleranza all'esercizio, è necessario includere nella diagnosi differenziale anche l'ipotesi di aterosclerosi (31).
Fattori di rischio:
Poco si sa sui possibili fattori di rischio di aterosclerosi nei pappagalli, ma poiché le lesioni assomiglia molto a quelle riscontrate nell'uomo (22), è possibile possano essere i medesimi.
Nell'uomo un importante fattore di rischio è un elevato livello di colesterolo plasmatico (11). Basandosi sui dati della letteratura, Bavelaar e Beynen (1) hanno trovato una relazione lineare tra colesterolo plasmatico e la gravità dell'aterosclerosi nei piccioni, quaglie e polli. È possibile che anche per i pappagalli questo rappresenti un fattore di rischio. I valori di colesterolo plasmatico sono stati individuati per diverse specie di pappagalli e, sia i cenerini che le diverse amazzoni, hanno livelli più elevati rispetto alle altre specie. Considerando che, come è stato affermato, queste due specie sono le più soggette all'aterosclerosi (2,14,32), se il colesterolo plasmatico è effettivamente un fattore di rischio, i valori elevati nelle specie sensibili potrebbero spiegare la loro maggiore suscettibilità alla malattia. La ricerca sull'aterosclerosi nell'uomo e negli animali da laboratorio si è concentrata sul ruolo della dieta; in particolar modo sulla quantità e sul tipo di grassi alimentari. La sostituzione isoenergetica (mantenimento della stessa energia) degli acidi grassi saturi con acidi grassi polinsaturi o con carboidrati, diminuisce i livelli plasmatici di colesterolo e quindi diminuisce il rischio di aterosclerosi (21,28,36).
Prevenzione:
Non conoscendo per i pappagalli fattori di rischio ben definiti, possiamo solo attenerci alle indicazioni emerse dagli studi effettuati su altre specie e sull'uomo, consapevoli che correlazioni dirette e specifiche possono essere solo indicative. La letteratura riporta suggerimenti relativi agli stili di vita e all'alimentazione.
Dovremmo:
) promuovere l'aumento dell'attività fisica, fornendo se possibile, maggiori opportunità di volo in sicurezza
)fornire opportunità di esercizio e attività come il foraggiamento
) diminuire il livello di stress nel loro ambiente in cattività, soddisfacendo il più possibile i loro bisogni naturali.
Anche in questo caso, l'alimentazione assume una valenza molto importante. L'eccessivo contenuto energetico nel cibo dovrebbe essere evitato, come l'eccesso di carboidrati e grassi. Diete “ad libitum” dovrebbero essere sostituite da piani nutrizionali appropriati, prendendo in considerazione le esigenze dietetiche specifiche della specie ed includendo livelli relativamente elevati di acidi grassi. Ma questo è un argomento che tratteremo in un altro articolo.
Cura:
Ad oggi il trattamento medico, per le peculiarità della malattia che abbiamo descritto, è per lo più aneddotico. Sono stati proposti una varietà di trattamenti per abbassare i livelli di colesterolo, ma nessuno sembra essere coerente nella sua efficacia. Come detto, "convertire" il pappagallo ad una dieta a basso contenuto di grassi e aumentare l'esercizio fisico, può aiutare a ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi. L'utilizzo di acidi grassi essenziali sono stati raccomandati e utilizzati per ridurre il colesterolo e l'infiammazione.
Ma come sempre, in questi casi, la cosa migliore da farsi se abbiamo sospetti o dubbi, è rivolgersi esclusivamente ad un veterinario aviario di provata esperienza e pianificare un programma di controllo.
Se siete interessati ad ulteriori approfondimenti e ai risultati di alcuni studi, questo documento è molto inteessante: https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/01652176.2004.9695168
BIBLIOGRAFIA:
1 - Bavelaar FJ and Beynen AC. Experimental atherosclerosis in avian species: the effect of dietary cholesterol and fat. In preparation.
2 - Bavelaar FJ and Beynen AC. Severity of atherosclerosis in parrots in relation to the intake of a-linolenic acid. AvianDiseases 2003; 47: 566-577.
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8 - on and genetics. Circulation 1995; 91: 2488-2496. Bohorquez F, and Stout C. Aortic Atherosclerosis inExotic Avians. Experimental and Molecular Pathology1972; 17: 261-273. .
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21 - Grundy SM, Bilheimer D, Blackburn H, Brown WV, Kwiterovich PO Jr, Mattson F, Schonfeld G and Weidman WH. Rationale of the Diet-Heart Statement of the American Heart Association. Circulation 1982; 4: 839A-851A.
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