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Aflatossine
Anche se non viene sempre presa in seria considerazione, la contaminazione da micotossine negli alimenti per animali domestici e non, rappresenta una seria minaccia per la nostra e la loro salute. Negli ultimi anni, in più nazioni, ne sono stati segnalati diversi focolai, ma nonostante abbiano provocato la morte di molti animali, non tutti sono stati attentamente monitorati ed indagati. Questi hanno coinvolto alimenti commerciali, nella maggior parte dedicati a cani e gatti. Già negli anni 50, casi di epatite nei cani, furono direttamente associati al consumo di cibi ammuffiti. Solo nel 1960, allorché un focolaio in un allevamento avicolo in Inghilterra, portò in poche settimane alla morte più di 100.000 giovani tacchini, anatroccoli e fagiani,  
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a causa di una malattia apparentemente nuova e sconosciuta, chiamata “malattia della Turchia X”, si inizio un attento studio. Sin da subito si sospettò di una farina di arachidi utilizzata nell'alimentazione, e le indagini dimostrarono che questa era altamente tossica per il pollame, con i tipici sintomi della malattia “ Turchia X”. Ipotizzando potesse essere di origine fungina si scoprì il fungo che produceva questa tossina identificandolo come Aspergillus flavus e alla tossina fu dato il nome di Aflatossina. Questa scoperta ha portato a una crescente consapevolezza dei potenziali rischi di queste sostanze contaminanti di alimenti e mangimi, responsabili di malattie e persino della morte negli esseri umani e in altri animali. Analogamente, nel 1981 in Australia, sono morte diverse centinaia di vitelli alimentati con fieno misto ad arachidi, e nel 2007, in Argentina un analogo evento si è manifestato in un allevamento di cincillà. Le micotossine sono state rilevate negli alimenti per cani, gatti, uccelli, roditori e pesci. I semi per uccelli selvatici, sono risultati i più contaminati tra i diversi prodotti analizzati.

Cosa sono le micotossine e le Aflatossine
Sotto il profilo chimico, le micotossine sono metaboliti fungini secondari (composti chimici prodotti dal metabolismo non essenziali per la crescita, sviluppo e riproduzione di un organismo, nel nostro caso il fungo). Ma senza entrare in spiegazioni troppo tecniche, possiamo dire che sono sostanze chimiche tossiche prodotte dai funghi (miceti), che in determinate condizioni si formano negli alimenti sia freschi che secchi. Non tutti i funghi sono in grado di produrre micotossine, ne è un esempio la penicillina, l'antibiotico conosciuto da tutti, che viene prodotto dal fungo Penicillium chrysogenum. Le Aflatossine (AF) sono delle micotossine prodotte dal metabolismo secondario (il metabolismo in un organismo vegetale, indotto da fattori esterni) di alcuni ceppi tossigeni di Aspergillus flavus, Aspergillus parasiticus e Aspergillus nominus. Fra i 17 tipi di aflatossine finora individuati, solo cinque sono considerati importanti per la loro diffusione e tossicità: le aflatossine B1, B2, G1, G2 e la aflatossina M1. Quest'ultima è un prodotto metabolico della B1 e non si trova nei cereali. Le aflatossine possono essere presenti nel latte, nella carne e nelle uova se gli animali sono stati alimentati con mangimi contaminati. Molti funghi tossigeni producono micotossine solo in condizioni ambientali specifiche. I cereali conservati in condizioni di elevata umidità (>14%) a temperature calde (>20°C) e/o essiccati in modo non adeguato possono potenzialmente contaminarsi. Le condizioni calde (temperatura dell'aria di 24/35ºC) e umide (contenuto di umidità del substrato del 25/35%) portano a un'estesa crescita di muffe e alla produzione di aflatossine. Convenzionalmente, in agronomia, i funghi produttori di micotossine sono stati divisi in due gruppi: funghi "di campo" (patogeni per le piante) e funghi "da stoccaggio" saprofiti (che per vivere hanno bisogno del nutrimento di materia organica in decomposizione). Anche se la contaminazione può avvenire dopo il raccolto in condizioni di conservazione e stoccaggio inadeguate, su larga scala si verifica normalmente in pieno campo. Le derrate in generale, devono essere mantenute asciutte, prive di danni e prive di insetti. La crescita iniziale di funghi nelle granaglie, può portare per metabolismo, alla formazione di umidità sufficiente per consentire un'ulteriore crescita e formazione di micotossine. Queste condizioni, in particolar modo nei silos di stoccaggio, favoriscono la formazione di "punti caldi" di muffa nelle granaglie e alla conseguente contaminazione di tutto il prodotto.

Perché sono pericolose
Le aflatossine sono principalmente epatotossiche e causano danni al fegato; l'aflatossina B1 è la più pericolosa, seguita dalle AFG1, AFB2 e AFG2. Dopo l'ingestione, le aflatossine vengono assorbite nel sistema circolatorio, ed in gran parte depositate nel fegato. Quì vengono metabolizzate da diversi enzimi e il risultato è la tossicità (formazione dell' aflatossina reattiva B1 8,9-epossido), in grado di legarsi alle proteine inducendo aflatossicosi acute che provocano danni alle cellule del fegato o a macromolecole cellulari come DNA e RNA causando la cancerogenesi (processo che porta alla formazione del cancro).

Pappagalli e Aflatossine
Come l'uomo e altri animali, anche i pappagalli sono esposti al pericolo delle Micotossine. Nella letteratura scientifica non c'è molto sulle micotossicosi negli uccelli da compagnia, queste specie vengono utilizzate raramente per studi di tossicità e pertanto i dati a disposizione riguardano, anche in questo caso, altre specie e ciò si traduce in un livello di incertezza. Tuttavia, gli studi clinici condotti, suggeriscono che la contaminazione da micotossine negli alimenti per animali domestici rappresenta una seria minaccia per la loro salute.

Micotossine e alimenti formulati
Purtroppo, anche gli alimenti commerciali non sono immuni da questo pericolo. Il cibo secco è di gran lunga il segmento principale nell'industria del petfood comprendendo anche quello dedicato ai pappagalli. La sua diffusione è attribuibile alla comodità di poter offrire con un unico prodotto un' alimentazione completa e non ultima la facilità logistica (trasporto e stoccaggio). Le particelle di cibo secco si formano solitamente attraverso un processo chiamato estrusione, da qui il nome di estrusi, che utilizza la stessa tecnologia utilizzata per produrre i cereali per la colazione delle persone. Altri metodi includono la cottura al forno, la desquamazione, la pellettatura e lo sbriciolamento degli alimenti per ottenere una forma secca. Elemento fondamentale per proteggerli dal deterioramento è il basso contenuto di acqua. Per produrre questi alimenti, gli ingredienti determinati dalla formulazione vengono composti e miscelati in modo omogeneo e quindi passati attraverso un estrusore. Questo macchinario utilizza una combinazione di vapore, pressione e temperatura per cuocere rapidamente gli alimenti, quindi spinge la miscela attraverso una trafila in cui un coltello girevole affetta la miscela estrusa dando origine al prodotto finale. Il processo di estrusione sottopone gli ingredienti a una temperatura compresa tra 100° e 200° C e a una pressione compresa tra 34 e 37 atmosfere, che è sufficientemente alta per ottenere un efficacie processo di sterilizzazione del prodotto. Il materiale così ottenuto, ha un'umidità di circa il 25% che, dopo un'ulteriore processo di essiccazione, raggiungerà il contenuto finale di umidità del 8/10%. A questo livello di umidità la formazione di muffe è inibita. L'inattivazione termica è una buona procedura per assicurare la morte delle cellule microbiche, i processi descritti utilizzano temperature elevate, quindi batteri e funghi possono essere uccisi. Tuttavia, queste temperature applicate nei processi di produzione dei petfood, non sono sufficienti per controllare le aflatossine preformate negli ingredienti. Le micotossine, in generale, sono chimicamente e termicamente stabili, il che le rende insensibili alle tecniche di produzione comunemente utilizzate. Le aflatossine sono stabili fino al loro punto di fusione che si verifica a circa 250º C, date queste peculiarità non vengono completamente distrutte ne dall'acqua bollente, ne dalla sterilizzazione in autoclave ne da una varietà di procedure di lavorazione di alimenti e mangimi. Se leggiamo la composizione di questi alimenti vedremo che i prodotti normalmente utilizzati sono: cereali, noci, arachidi, sottoprodotti di origine vegetale, ortaggi, semi, frutta ed altro, quindi tutti prodotti potenzialmente soggetti a contaminazione. Molti appassionati hanno iniziato a preferire anche per gli animali domestici prodotti biologici. L'impressione generale è che questi alimenti siano più sicuri in quanto dovrebbero essere esenti da residui di pesticidi. Vero! Tuttavia, nel caso delle micotossine, l'eliminazione dei fungicidi e degli insetticidi può comportare un aumento dei danni alle colture, e consequenzialmente alla crescita di funghi e alla certa produzione di Aflatossine.

Sintomi
Premesso che gli animali hanno gradi di suscettibilità alle aflatossine diversi, che variano da specie a specie, è riconosciuto che i soggetti giovani sono maggiormente sensibili. Ad oggi è estremamente difficile stabilire con certezza una diagnosi di micotossicosi negli uccelli, questa si basa su segni clinici correlati al danno epatico, su reperti post mortem e istopatologici (alterazioni strutturali dei tessuti) o sul rilevamento di tossine nel contenuto gastrointestinale. Questi segni possono essere: secrezione nasale, diarrea, perdita di peso immotivata, perdita o cambiamento della voce, piume destrutturate, sfilacciate o bordate di nero, prurito esagerato, rigurgito, becco delaminante, problemi neurologici, polidipsia, letargia ecc. Come vedete sono tutti sintomi associabili ad altre malattie o ad infezioni secondarie.

Al minimo sospetto rivolgetevi solo ed esclusivamente ad un veterinario aviario.

Prevenzione
Non è facile: le condizioni che inducono un fungo a produrre tossine possono essere diverse da quelle necessario per la crescita del medesimo; pertanto il fungo può crescere senza produrre tossine. Allo stesso modo, la tossina può essere presente quando il fungo è morto o ha smesso di riprodursi. Questo significa che la presenza di un fungo su un alimento non indica necessariamente la presenza di una tossina, né la sua assenza significa che il cibo ne sia privo. Questo è un bel dilemma. Da stime FAO, risulterebbe che circa il 25% dei prodotti agricoli totali è contaminato da aflatossine e da altre micotossine. Considerando il continuo aumento delle importazione di prodotti agroalimentari da paesi come Asia, America Latina e anche Africa, dove il problema è maggiore, e dai cambiamenti climatici, si ritiene che questo problema assumerà a breve, aspetti sempre più preoccupanti per la salute umana ed animale. Noi possiamo cercare di prevenire le micotossicosi e cautelarci solamente mediante un'attenta scelta degli alimenti da somministrare ai pappagalli e ad una adeguata conservazione. Ciò si traduce in qualità e in una ridotta o totale eliminazione dalla dieta di prodotti potenzialmente più pericolosi come le arachidi.

Per quanto concerne i formulati commerciali non abbiamo strumenti che ci permettano di cautelarci con certezza, dobbiamo solo fidarci nella serietà del marchio che acquistiamo.

La sicurezza e l'efficacia degli alimenti sono di primaria importanza per i produttori. Consumatori sani e longevi (i nostri animali domestici) contribuiscono a un aumento delle vendite, quindi problemi qualitativi nei prodotti, come già accaduto nel passato, avrebbero nuovi effetti catastrofici sui profitti o sulla redditività aziendale. Ingenti risorse sono state dedicate alla ricerca ed al controllo della qualità del prodotto, speriamo che questo continui al fine di portare sempre maggior fiducia ai veterinari e agli acquirenti.

Conclusione

Io suggerisco di non lesinare sul'acquisto dei vari prodotti che usiamo, una buona qualità è sinonimo di maggior sicurezza: frutta integra senza danni superficiali, verdura fresca e possibilmente asciutta, semi selezionati per  l'alimentazione umana. Ricordo che i misti semi possiamo realizzarli anche noi con il vantaggio di avere dei mix più idonei in termini di grassi per la specie che ospitiamo ed anche un minore scarto se usiamo quelli decorticati. Basta recarsi in un negozio di prodotti biologici e c'è l'imbarazzo della scelta. Altro fattore fondamentale è la conservazione: per il fresco ciò che facciamo per i nostri alimenti, eliminando tutto ciò che ci insospettisce, per le sementi, luoghi asciutti ed in contenitori ermetici dove non passi la luce. Leggo sovente domande sul cosa fare quando i misti presentano insetti, le risposte sono rivolte tutte al “salvataggio” del prodotto e alla eliminazione dei parassiti. Questi ”animaletti” non sono di per sé pericolosi se ingeriti, è il danno indiretto potenzialmente molto pericoloso, Se avete letto con attenzione avrete capito che non c'è congelatore o forno che ci possa tranquillizzare.                                                                       Buttate via tutto!

Per i formulati commerciali affidatevi a marchi conosciuti e attenzione alla data di scadenza, conservateli nei loro imballi originali. Ricordiamoci sempre che :

                                  “un grammo di qualità vale più di un kilo di cura”

e costa molto meno!

Questi personali suggerimenti possono essere presi in considerazione da chi ospita pochi esemplari a livello amatoriale, realtà con numerosi soggetti o allevamenti hanno chiaramente dinamiche e strategie diverse.

Bibliografia:

Aflatossine: Irineo Torres-Pacheco;

Aflatoxins in Pet Foods: A Risk to Special Consumers Simone Aquino1 and Benedito Corrêa

Brera, C., Catano, C., de Santis, B., Debegnach, F., de Giacomo, M., Pannunzi, E. & Miraglia, M. (2006). Effect of industrial processing on the distribution of aflatoxins and zearalenone in corn-milling fractions. Journal of Agricultural and Food Chemistry

Moss, M.O. (1996). Mycotoxic fungi, In: Microbial Food Poisoning; Puschner, B. (2002). Mycotoxins. Veterinary Clinics of North America: Small Animal Practice, Richard, J.L. (2007). Some major mycotoxins and their mycotoxicoses—An overview. International Journal of Food Microbiology, Robens, J.F. & Richard, J.L. (1992). Aflatoxins in animal and human health. Reviews of Environmental Contamination & Toxicology;Ominski, K.H., Marquardt, R.R., Sinah, R.N & Abramson, D. (1994). Ecological aspects of growth and mycotoxin production by storage fungi. In: Mycotoxins in Graincompounds other than Aflatoxin, Miller, J.D. & Trenholm; Zicker, S.C. (2008). Evaluating Pet Foods: How Confident Are You When You Recommend a Commercial Pet Food? Topics in Companion Animal Medicine; Crane, S.W., Griffin, R.W. & Messent, P.R. (2000). Introduction to commercial pet foods, In: Small Animal Clinical Nutrition, Hand, M.S., Thatcher, C.D., Remillard, R.L. & Roudebush; Miller, D.M. & Wilson, D.M. (1994). Veterinary diseases related to aflatoxin. In: The Toxicology of Aflatoxins: Human Health, Veterinary, and Agricultural Significance; Kabak, B., Dobson, A.D., Var, I. (2006). Strategies to prevent mycotoxin contamination of food and animal feed: a review. Food Science and Nutrition; Leung, M.C.K., Díaz-Llano, G. & Smith, T.K. (2006). Mycotoxins in Pet Food: A Review on Worldwide Prevalence and Preventative Strategies. Journal of Agricultural and Food Chemistry; Bradburn, R.D.C. & Blunden, G. (1994). The aetiology of turkey “x” disease. Phytochemistry

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