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SOSTANZE TOSSICHE NEGLI ALIMENTI

UN PIZZICO DI STORIA:

Agli inizi del 1500, nello scenario europeo, si fece strada uno studioso detto Paracelso, medico naturalista e filosofo. A posteri, considerato uomo geniale del rinascimento tedesco, ebbe una concezione nuova e coraggiosa della dottrina e della pratica medica, osando porsi in antitesi con le antiche tradizioni. Laureatosi all'università di Ferrara, è considerato il primo “botanico sistematico” che iniziò a studiare la diversità degli organismi viventi del mondo vegetale inteso in senso

lato: Procarioti (“regno” che comprende organismi unicellulari come Batteri e Cianobatteri, il cui materiale nucleare o molecola circolare di DNA, non è racchiuso dentro una specifica membrana), Funghi, Alghe, Piante terrestri. Tuttoggi, è una delle discipline fondamentali per lo studio della biodiversità. A lui è attribuita l'invenzione della iatrochimica (convinzione che la salute dell'organismo dipenda essenzialmente da uno specifico bilanciamento tra i componenti chimici dei fluidi corporei. Sulla base di questa idea, gli iatrochimici si sono dedicati all'interpretazione dei processi biologici in termini essenzialmente chimici. Il corpo umano, secondo tale idea, rappresenta una “fornace” chimica, dove la vita è solo una serie di processi chimici da spiegare e mettere in rapporto con la malattia ed il rimedio). Tale disciplina si può considerare la progenitrice dalla farmacologia moderna. Paracelso scoprì l'etere solforico, isolò l'idrogeno e fu il primo a sostenere che l'aria non fosse un”corpo semplice”. Sino al 1500, la composizione e i mutamenti della materia erano spiegati dalla dottrina Aristotelica risalente al 300 a.c. che vedeva in quattro elementi, acqua, aria, terra e fuoco, gli artefici di questi processi. Paracelso, per la prima volta, aggiunse a questa teoria tre nuovi elementi: zolfo, sale e mercurio, includendo anche la presenza e l'influenza di esseri elementali (figure mitologiche responsabili del miracolo della vita e con la funzione di riportare equilibrio nel mondo materiale). Non dobbiamo dimenticare che a quel tempo era in uso l'alchimia e, l'esoterismo, era uno dei modi per spiegare fenomeni allora sconosciuti.

Ma torniamo a noi, questo studioso rinascimentale è soprattutto ricordato dai non addetti ai lavori, per un concetto che a mio avviso calza a pennello con il nostro hobby e con le problematiche dell'alimentazione dei pappagalli:

“Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.” Traduzione: “Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”

 

TOSSINE NEGLI ALIMENTI:

Premesso che gli studi sulla tossicità degli alimenti sono principalmente rivolti agli essei umani, tramite l'utilizzo di cavie animali (animali da laboratorio) per la ricerca scientifica, e in poca percentuale sul mondo animale se non su soggetti destinati all'alimentazione umana (pollame, suini, bovini ecc), per quanto concerne gli animali da compagnia e nelle fattispecie i psittacidi, poco o nulla esiste in termini di sperimentazione clinica. Tutto ciò che crediamo sapere sull'alimentazione dei nostri pappagalli è legato allo studio sul pollame, su sporadiche osservazioni in natura rivolte a limitate specie e sulle esperienze degli allevatori trasmesse ai veterinari. Ad oggi, non è scientificamente provato che se una sostanza non tossica per l’animale non lo sia anche per l’uomo, e viceversa.

Parlando di alimenti vegetali, le principali sostanze tossiche che più ci devono interessare sono:

 

INIBITORI ENZIMATICI - sostanze che interferiscono con l'attività di un enzima e rallenta la velocità della reazione catalizzata. L'inibizione può essere irreversibile o reversibile.

I legumi come fagioli, ceci, soia ecc. contengono queste sostanze che inibiscono le proteasi (enzimi idrolitici coinvolti nella digestione proteica. Questi enzimi, nel loro insieme, sono essenziali per la digestione delle proteine alimentari, che vengono ridotte a frammenti molecolari sufficientemente piccoli da permetterne l'assorbimento), le lipasi (enzimi idrosolubili che catalizzano la digestione dei lipidi alimentari. In assenza o in carenza di lipasi, l'assorbimento dei grassi non avviene in maniera corretta e una parte dei lipidi alimentari passa nelle feci), le amilasi (enzimi fondamentali per la digestione dei carboidrati complessi noti come polisaccaridi). Possono provocare effetti avversi al pancreas con ipertrofia pancreatica. (Il pancreas nei pappagalli ha una funzione molto simile a quella che ha nei mammiferi. E' suddiviso in tre lobi e secerne gli enzimi digestivi amilasi, lipasi e proteasi), possono essere responsabili di una ridotta crescita dell'organismo.

Che io sappia non ci sono studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

 

LECTINE - sono proteine, glicoproteine o lipoproteine, fanno parte della famiglia vegetale delle fitoemaglutinine, così chiamate perché favoriscono l'aggregazione dei globuli rossi. Si trovano nei semi di circa 800 piante di cui 600 nella famiglia delle leguminose (fave,piselli, fagioli, lenticchie ecc.). Una volta ingerite, si legano alle cellule dell'epitelio intestinale, riducendo la capacità assorbente dell' intestino. Non conosco studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

 

ACIDO FITICO - si ritrova nei cereali, nei legumi e nella frutta secca. Può ridurre l'assorbimento di rame, zinco, ferro e calcio importanti per il funzionamento cellulare grazie alla proprietà di legare i metalli bivalenti e trivalenti. Non conosco studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

 

SAPONINE – sono presenti in alcuni vegetali, primi tra tutti i legumi e gli pseudocereali (come quinoa ed amaranto) ma anche nell'avena, nel basilico, nelle solanacee (la solanina è una saponina), negli spinaci, nel girasole, nei semi di pomodoro Sono ben visibili quando si mettono i legumi in acqua, formano una schiuma simile al sapone. Per questo tipo di “antinutriente” la letteratura offre aspetti controversi. Le saponine costituiscono un'ampia classe di diversi steroidi identificati come metaboliti secondari delle piante terrestri e di alcune specie marine. A causa della loro elevata tossicità per vari agenti patogeni ( la natura ha inserito le saponine in diversi vegetali con lo scopo di proteggerle da alcuni microrganismi e/o predatori) hanno bassa tossicità orale per i mammiferi e, probabilmente, anche per gli uccelli. Le saponine vengono assorbite solo in piccole quantità e il loro effetto principale è limitato al tratto intestinale. Le saponine possono formare complessi con zinco e ferro, limitandone così la biodisponibilità. Per quanto riguarda gli effetti che promuovono la salute, sono anticancerogene, antimicrobiche, riducono il colesterolo, immunomodulanti e antinfiammatorie. Alcuni studi hanno evidenziato la capacità di queste molecole di distruggere i globuli rossi all’interno del sangue. In realtà questo effetto particolarmente dannoso si evidenzierebbe solo nel caso in cui le saponine arrivassero nella circolazione sanguigna tramite iniezione in vena cosa che ovviamente non avviene dato che sia l'uomo che i pappagalli sono soliti assumerle con l'ingestione del cibo. Una volta arrivata nel sistema digestivo, la tossicità delle saponine viene disattivata e solo in caso di ingestioni molto elevate di queste sostanze si può incorrere in effetti collaterali.

L’unico accorgimento utile è dunque semplicemente quello di non esagerare nella somministrazione di cibi ricchi in saponine. Non conosco studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

 

ACICO OSSALICO - è un composto presente in natura che si trova in molte delle verdure a foglia verde come bietole, cavoli o spinaci, è presente in quantità minori in barbabietole, peperoni, patate dolci e cavoli , può essere trovato anche in alcune noci, semi, cereali, frutta e legumi. L'acido ossalico è tossico perché lega il calcio, il ferro e il magnesio rendendoli non più disponibile all' organismo; inoltre i cristalli (ossalati) che precipitano possono provocare danni al tessuto renale e vasale. Dobbiamo però precisare che l'acido ossalico non annulla casualmente il contenuto di questi minerali di un pasto, l'acido ossalico sopprimerà solo l'assorbimento dei minerali dal cibo che contiene acido ossalico. Ad esempio, gli spinaci contengono sia calcio che acido ossalico. L'acido ossalico negli spinaci si lega al suo calcio e ne bloccherà l'assorbimento nel flusso sanguigno. Tuttavia, non influisce sul calcio di altri alimenti anche se consumato nello stesso pasto. Può avere effetti tossici solo se ingerito in notevoli quantità. Nell'uomo il limite massimo è fissato a 1500 mg. Negli spinaci troviamo 676 mg./100g, nel cavolfiore 60mg./100g, carore 33 mg./100g, cetrioli 25 mg./100g, peperoni 16 mg./100g, ecc. Non conosco studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

 

COMPOSTI CIANOGENETICI - queste tossine alimentari si trovano soprattutto nei semi racchiusi nel nocciolo, come quello della pesca, dell'albicocca, della ciliegia, dei semi della mela ecc.. Un esempio di composto cianogenetico è dato dall' amigdalina, un glicoside in grado di produrre acido ciandrico. L'acido cianidrico è un veleno mitocondriale che ostacola la produzione di adenosintrfosfato, essenziale per l'organismo (Il fosforo svolge un ruolo importante nella sintesi dell'acido nucleico, nel metabolismo energetico, nella funzione muscolare, nell'attività enzimatica, nel metabolismo lipidico e nella mineralizzazione ossea). In dosi massicce, provoca intossicazione ed avvelenamento, che provoca morte per asfissia cellulare. Non conosco studi specifici sui pappagalli, non si conoscono valori limiti di tossicità.

Questi sono solo alcuni degli “antinutrienti” che normalmente vengono citati nella letteratura rivota agli appassionati di pappagalli, ma ne esistono altri non meno pericolosi ma più sconosciuti nella loro interazione con i pappagalli.

Composti goitrogeni o sostanze gozzigene: i più conosciuti sono i Glucosinolati che si trovano nelle verdure crocifere come broccoli, cavolini di Bruxelles e cavoli, ma anche miglio, mandorle e soia. Interferiscono con l’assorbimento dello iodio, compromettendo la funzione tiroidea, causando ipotiroidismo e rigonfiamento della tiroide (il gozzo).

Emoagglutinine: della stessa famiglia delle lectine, sono capaci di agglutinare i globuli rossi e sono pesanti inibitori della crescita.

Galattani: sono carboidrati indigeribili.

Anti vitamine: sono sostanze che imitano le vitamine inserendosi nei normali processi metabolici delle vere vitamine, con effetti bloccanti, causando alterazioni e stati di carenza. Tra le vitamine più compromesse troviamo la vitamina B12 e la vitamina D;

Tannini: si trovano anche nei legumi e possono ridurre l’assorbimento del ferro e di vari nutrienti.

 

COME COMPORTARSI:

Premesso che, come ripetutamente scritto, non ci sono sono studi specifici sui psittacidi (cosa comunque ad oggi impossibile data la non omogeneità della massa corporea tra le varie specie), relativi a valori di tollerabilità delle varie sostanze elencate, l'unica cosa da fare è seguire le pratiche comuni valide per l'uomo.

Per gli INIBITORI ENZIMATICI, se offriamo una dieta varia e bilanciata, non sono raggiungibili valori di tossicità, quindi non dobbiamo porci problemi.

Per LECTINE, SAPONINE e FITATI (legumi, cereali ecc. secchi), ammollo che, in relazione alla pezzatura, deve essere di 12/24 ore con soventi cambi dell'acqua (alcune fonti suggeriscono di acidificare l'acqua con limone od aceto di mele). Fatto ciò si procede alla cottura non ad alte temperature per 45/60 minuti. Per i semi è molto utile la germinazione. Attenzione però, questi composti, come già detto, sono presenti anche in ortaggi freschi. La solanina presente nelle solanacee (pomodori, peperoni, patate, melanzane ecc.) è una saponina.

Per l' ACIDO OSSALICO va gestito alternando vegetali a basso contenuto ed altri a maggiore contenuto. Io personalmente suggerisco di evitare alimenti con eccessiva presenza. Può essere notevolmente diminuito anche con la cottura (lessatura) dei vegetali ma si perderebbero molti nutrienti termolabili. Il web è ricco di tabelle che riportano i valori presenti nei vari vegetali.

Per i COMPOSTI CIANOGENETICI basta eliminare i noccioli e i semi dalla frutta incriminata (pesca, albicocca, susine, ciliegie, mele, pere ecc). Dobbiamo comunque dire che se ci dovessero sfuggire 1 o 2 semi di mela, non accade nulla. La letteratura non riporta casi di morte per avvelenamento imputabili a qualche seme.

 

IN DETTAGLIO:

le domande più frequenti che troviamo nei gruppi sono rivolte molto spesso ad una serie di ortaggi che ancora destano perplessità e dubbi. Vediamo, per i più comuni, di capirne la potenziale pericolosità.

Pomodori, peperoni, patate e melanzane, appartengono alla famiglia delle solanacee (circa 2600 specie tra cui anche molte piante ornamentali). Questi ortaggi, presenti comunemente nelle nostre tavole, contengono la solanina (alcaloide glicosidico, per l'uomo di bassa tossicità). È presente in ogni parte della pianta, comprese foglie, frutti e radici, in quanto è una difesa della pianta contro funghi e insetti. La solanina è scarsamente solubile in acqua e non è eliminata dalla normale cottura, viene degradata solo a temperature superiori ai

243 °C; la cottura a 170 °C può ridurne la quantità, anche se non è in grado di eliminarla totalmente.

 

Pomodoro - oltre alla solanina, è presente in maggiore quantità anche un altro glicoalcaloide, la tomatina, anchessa tossica. Nei pomodori verdi la quantità varia dai 90 ai 300 mg per kg., in quelli prossimi alla maturazione diminuisce sino a 20/30 mg.per kg. sino quasi a scomparire nei frutti molto maturi. Se presenti, questi alcaloidi sono più concentrati nella parte viscosa attorno ai semi e nella buccia. Elevata acidità, può danneggiare in modo significativo il tratto gastrointestinale dei pappagalli con conseguenti ulcere Personalmente, nella riserva di Canaima, in Venezuela, ho visto alimentare regolarmente Ara, Amazzoni e Caicchi con pomodori molto maturi.

 

Peperoni - le varietà rosse e gialle, ben mature, hanno meno di 80-90 mg/kg di solanine. I frutti verdi ne hanno di più, ma visto il minor quantitativo di carotenoidi hanno alla fine un valore nutrizionale minore e il rapporto beneficio/tossicità non ne suggerisce l'utilizzo per i nostri pappagalli. Ho letto in un post, pubblicato da una “pseudo specialista in nutrizione aviaria”, affermare l'esistenza di varietà di peperoni verdi. A maturità raggiunta sono tutti rossi, gialli o violacei. Non esistono peperoni verdi se non crudi. Solo quelli maturi vanno offerti ai nostri pappagalli. Anche la capseicina, responsabile della “piccantezza”, non percepita dai pappagalli, è un alcaloide potenzialmente tossico.

 

Patata – le varietà coltivate al giorno d’oggi alle nostre latitudini contengono pocha solanina, in media 75 mg per kg di patate sane. Tuberi verdi, immaturi o germogliati possono arrivare a contenere sino a 1000 mg. per kg. Nel prodotto commerciale presente nei supermercati è difficile valutarne il grado di maturazione. La solanina si concentra subito sotto la buccia (fino all’80%, per difesa da agenti esterni), sbucciandola il contenuto cala parecchio, e la bollitura in acqua ne diluisce un po’ la concentrazione. Però, nella bollitura, nutrienti termolabili si perdono quindi il rapporto benefici/tossicità non ne suggerisce l'utilizzo.

 

Melanzana – non solo solanina ma anche solamargina, più tossica della tomatina del pomodoro. In media, la concentrazione nel prodotto fresco, va da 60 a 110 mg. per kg. La concentrazione maggiore è nella buccia, quindi la sbucciatura ne abbassa notevolmente la presenza ma elimina anche le sostanze bioattive come i polifenoli antociani (colore viola), abbassando così la sua valenza nutrizionale. Anche in questo caso rapporto benefici/tossicità ne sconsiglia l'utilizzo.

 

Altri vegetali di cui spesso mi vengono chieste informazioni sono:

 

Soia - questo vegetale e derivati, è un alimento molto controverso.Contiene fitoestrogeni ( composti vegetali che hanno una attività agonista,cioè che mimano le molecole regolatorie proprie dell'organismo, sui recettori degli estrogeni, struttura simile all'ormone animale estrogeno).In altre parole, queste somiglianze significano che i fitoestrogeni possono imitare gli ormoni. Esistono diversi tipi di fitoestrogeni, i principali presenti nella soia sono gli isoflavoni (genistina e diadzin), che hanno dimostrato di influenzare le misure riproduttive in molti animali, lignani e cumestani. La soia contiene uno dei più alti livelli di isoflavoni. Gli effetti di questi composti sulla fisiologia e sul comportamento degli uccelli sono ancora in gran parte sconosciuti. Studi sull'uomo e su altri mammiferi, hanno collegato i fitoestrogeni a numerosi problemi di salute. Possono stimolare la crescita di cellule tumorali esistenti nel corpo, possono influire negativamente sul funzionamento della tiroide, possono causare effetti nocivi modificando la sequenza temporale dello sviluppo sessuale di un animale. I fitoestrogeni possono influenzare negativamente anche i cicli di fertilità di un animale e le funzioni ovariche. Bisogna comunque evidenziare che soia e derivati, sono spesso presenti in molti alimenti dedicati ai pappagalli??!!. Io personalmente evito anche se periodicamente offro ai miei uccelli, previa cottura, l'Edamame (fagiolo verde della soia).

 

Asparago - presenza di purine (che in seguito alla loro scissione originano acido urico), quindi effetto diuretico. Questo stimolo può risultare irritante per i reni e favorire patologie renali come la gotta aviaria.

Presenza di acido ossalico e acido aspartico (asparagina, aminoacido non essenziale negli uccelli).

 

Caco – nella letteratura botanica ed agronomica, non vi è riportato nessun dato riguardo l’identificazione di specifiche tossine presenti nel Diospiro (vero nome italiano del frutto del cachi).

Un esaustivo studio è stato fatto sulle quasi 500 varietà presenti in natura relativo al contenuto di tannino. Questo ne determina il fattore astringente e “il legare la lingua” quando il frutto è immaturo, fattore che influenza la tolleranza del caco quando viene consumato. I tannini possono contribuire a disordini gastrointestinali attraverso la loro attività “strofinante” sulle mucose del tessuto dell’ epitelio nel tratto digestivo, specialmente se assunti in grandi quantità. Possono ridurre l’assorbimento del ferro e di altri nutrienti. Dati sulla ricerca umana, supportano fermamente l’idea che l’assunzione di qualche parte di caco, possa causare danni alle cellule. Che in qualche caso, un uccello venga intossicato dopo aver consumato il caco, non è ancora un dato medico indiscutibile.

 

CONCLUSIONI:

dopo questa lettura credo tutti abbiano capito il senso e “l'interazione”con il nostro hobby della frase di Paracelsus “ Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.” Con tutte le informazioni disponibili, ritengo sia d'obbligo per un proprietario di pappagalli essere sospettoso nel dare questi ed altri vegetali. Io ritengo sia più saggio peccare per eccesso di prudenza che per superficialità. Spero sia chiaro a tutti i lettori l'importanza di variare a rotazione ciò che viene offerto ai nostri uccelli limitandone comunque la somministrazione.Da questo semplificato "escursus", abbiamo visto che anche alimenti vegetali che nella tradizione sono considerati innocui se non "miracolosi", in realtà contengono tossine più o meno pericolose. Ricordiamoci che non essiste solo l'intossicazione acuta, ma anche quella cronica, più subdola perché avviene in un arco temporale lungo e può progredire anche se il soggetto si allontana dalla tossina. Quindi ancora una volta " POCO E VARIO "  Oggi, grazie alla destagionalità, in tutti i periodi dell'anno possiamo reperire sul mercato un numero sufficiente di ortaggi necessari e utili ai nostri pappagalli. In un'altra sezione potete trovare un elenco di 42 tipi di frutta e 34 di verdure con relative analisi nutrizionali.

Bibliografia e Fonti:

 Waterman PG, Mole S. Boston: Blackwell Scientific Publications. 238 pagine; 1994. Analisi dei metaboliti fenolici delle piante.

Favilla M, Macchia L, Gallo A, Altomare C. Valutazione della tossicità dei metaboliti degli agenti di biocontrollo fungino utilizzando due diversi test biologici sugli invertebrati (Artemia salina e Daphnia magna ).Tossicologia alimentare e chimica.

Jakubas WJ, Guglielmo CG, Vispo C, Karasov WH. Bilancio del sodio in Ruffed Grouse come influenzato dai livelli di sodio e dai metaboliti secondari delle piante in Quaking Aspen. Canadese J Zool-Revue Canadienne de Zoologie.

Robert Clipsham-SWEET BUT DEADLY, HOW TOXIC IS THAT PERSIMMON WE FEED
TO OUR BIRDS? owner of the " California Exotic Bird" clinic. He currently writes and consults in avian medicine and surgery.

www.docenti.unina.it/webdocenti-be/allegati/materiale-didattico/34246829

http://poisonousplants.ansci.cornell.edu/

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2537_allegato.pdf

https://www.meuccifanoli.edu.it/images/Materiali_didattici/Dispense-chimica-alimenti.pdf

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17678927

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